FAQ

In medicina della riproduzione si parla di infertilità di coppia quando, dopo 12 mesi di rapporti mirati e non protetti, non si è verificato il concepimento. In genere, dopo un anno, si consiglia di rivolgersi ad uno specialista sotto la guida del quale si avvierà un percorso diagnostico, per la donna e per l’uomo, al fine di approfondire il quadro anamnestico della coppia ed individuare gli ostacoli al concepimento. In questo modo sarà possibile identificare il percorso ideale per la coppia.

Il primo colloquio con visita avviene con un ginecologo e/o specialista di medicina della riproduzione e si effettua a Villa Orchidee su prenotazione. Per prendere un appuntamento è possibile contattare il Numero Verde 9.baby dedicato 800.64 28 28.

A seguito del primo colloquio con visita, lo specialista può suggerire approfondimenti sia alla donna, sia all’uomo.

Per quanto riguarda la donna, normalmente gli esami che vengono prescritti sono tutti o alcuni di quelli seguenti:

  • dosaggi ormonali base, normalmente da effettuarsi tra il 3° e il 5° giorno del ciclo (FSH, AMH, LH, E₂)
  • ecografia transvaginale
  • cariotipo (analisi anomalie cromosomiche effettuata tramite prelievo di sangue)
  • se il liquido seminale del compagno è nella norma anche una indagine della pervietà tubarica
  • isterosonosalpingografia (esame effettuato con liquido di contrasto, utile per ottenere una ‘fotografia’ di utero e tube).

All’uomo, invece, normalmente si consiglia di effettuare prima di tutto uno spermiogramma, oltre ad un eventuale approfondimento effettuato tramite dosaggi ormonali. Se opportuno, lo specialista può suggerire anche l’eco-colordoppler scrotale bilaterale.

Lo spermiogramma è un esame che viene effettuato sul liquido seminale per individuarne i parametri principali, quali concentrazione, motilità e morfologia degli spermatozoi. I valori ottenuti, confrontati con quelli definiti ‘normali’, e le eventuali alterazioni presenti nel campione analizzato permettono di identificare l’eventuale presenza nella coppia di un fattore di infertilità maschile.

In taluni casi, lo specialista può suggerire di affiancare allo spermiogramma altri accertamenti diagnostici quale come la spermiocoltura (cioè la verifica della eventuale presenza di batteri o di altri microrganismi patogeni nello sperma) e il test di frammentazione del DNA spermatico.

I criteri di accesso sono quelli definiti dalla legge 40/2004 e le successive modifiche ad essa apportate. Sono strettamente definite e differenti da regione a regione le regole per l’accesso alla fecondazione assistita in convenzione con il SSN. In Emilia Romagna, secondo quanto definito dal regolamento regionale per i LEA, l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita con o senza donazione di gameti, in regime convenzionato con il SSN, è possibile per le donne fino al compimento dei 46 anni. Vengono erogati in regime convenzionato fino a 6 cicli.

In Italia possono accedere ai trattamenti di fecondazione assistita le coppie eterosessuali, sposate o conviventi, i cui componenti siano maggiorenni e in età considerata fertile. Lo stesso vale per la fecondazione eterologa, per la quale non ci sono criteri aggiuntivi o differenti. La legge che regola tutti gli aspetti relativi alla Procreazione Medicalmente Assistita in Italia è la legge 40/2004 e le successive modifiche ad essa apportate.

Presso Ospedali Privati Forlì i servizi di medicina della riproduzione sono disponibili privatamente. I trattamenti di fecondazione assistita sono stati inseriti all’interno dei LEA livelli essenziali di assistenza, per questo sono accessibili in forma gratuita nelle strutture pubbliche riconosciute, tramite il SSN o a fronte del pagamento di un ticket determinato dalla Regione.

Ospedali Privati Forlì offre ai propri utenti agevolazioni tramite società accreditate che erogano finanziamenti per sostenere il costo della prestazione e offrono la rateizzazione della spesa fino a 4 anni, attraverso la formula del “credito” al consumo. Grazie a condizioni particolarmente favorevoli per gli utenti, Ospedali Privati Forlì si fa carico anche degli oneri finanziari per il primo anno di finanziamento.

La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una patologia che riguarda il 15-20% delle donne. A volte è associata ad anovulatorietà (assenza di ovulazione) e in questi casi diventa un impedimento al concepimento “naturale”. In questi casi, la soluzione per arrivare all’avvio di una gravidanza passa per una stimolazione ormonale, che porti all’ovulazione, e successivamente, se necessario, un trattamento di fecondazione assistita.

L’endometriosi, che in Italia interessa circa 3 milioni di donne, è una infiammazione cronica legata alla presenza di cellule del tessuto che riveste la parete interna dell’utero (endometrio) al di fuori della loro sede naturale. Può essere un ostacolo al concepimento, perché può portare ad alterazioni funzionali degli organi riproduttivi e, peraltro, per tenerla sotto controllo è necessario inibire l’ovulazione. Tuttavia è possibile, per chi soffre di questa patologia, concepire in maniera spontanea e nel caso non si arrivasse alla gravidanza naturalmente, è possibile fare ricorso alla fecondazione assistita.

In Italia, per legge, la donazione è totalmente anonima. Il donatore o la donatrice che mettono a disposizione i propri gameti per la fecondazione eterologa mantengono l’anonimato, come d’altra parte resta loro sconosciuta l’identità della coppia che riceve i gameti donati.

Nell’unità di medicina della riproduzione di Ospedali Privati Forlì si effettua la crioconservazione di ovociti e di sperma, sia come “social freezing” sia per motivi legati a terapie mediche, in particolar modo oncologiche, che possono avere effetti sul potenziale riproduttivo futuro di chi deve sottoporvisi. Inoltre, la struttura mantiene crioconservati gli embrioni che non vengono trasferiti immediatamente, a fresco, nel corso del trattamento di fecondazione assistita tramite il quale sono stati ottenuti.

Il team di medicina della riproduzione di Ospedali Privati Forlì effettua trattamenti di II livello anche con gameti provenienti da donatori che a volte, anche se non necessariamente, provengono dall’estero. Nei trattamenti di ovodonazione, gli ovociti donati vengono quindi inseminati con spermatozoi del partner della ricevente; se si tratta di trattamenti effettuati con donazione di seme, i gameti maschili del donatore vengono utilizzati per inseminare ovociti della ricevente.

Il termine ovodonazione è sinonimo di trattamento di fecondazione assistita con ovociti donati. Si fa riferimento al fatto che, appunto, il fattore fondamentale è la possibilità per la coppia infertile di ricevere da parte di una donatrice ovociti che possono essere inseminati con gameti maschili del compagno della ricevente per ottenere embrioni che saranno poi trasferiti in utero. Gli ovociti sono donati, in forma anonima, da donne di età compresa tra i 20 e i 34 anni. Leggi di più.

Circa il 50-70% degli aborti sono da considerarsi un evento sporadico e non sempre collegato a patologie sottostanti e ad infertilità. Si parla di aborto ricorrente nel caso in cui si abbiano più di 2 aborti. In questi casi, si consiglia di rivolgersi ad uno specialista per avviare un iter diagnostico e terapeutico.

Si parla di autoconservazione facendo riferimento alla possibilità di preservare la propria fertilità congelando gameti, siano essi maschili o femminili. Se ne parla più spesso in relazione al cosiddetto social freezing, cioè alla crioconservazione di ovociti fatta in giovane età, per avere in futuro occasioni di gravidanza anche qualora la si cercasse quando la riserva ovarica dovesse essere andata incontro alla diminuzione progressiva che accade in parallelo al crescere dell’età della potenziale madre. L’autoconservazione è possibile anche quando la paziente deve sottoporsi a terapie farmacologiche/oncologiche che possono avere effetti sul potenziale riproduttivo. Leggi di più.

L’acronimo FIVET identifica la Fecondazione in Vitro con trasferimento embrionale (Embrio Transfer). Si tratta di un trattamento di procreazione assistita di secondo livello che consiste nel mettere a contatto i gameti maschili, gli spermatozoi, con i gameti femminili ottenuti tramite il cosiddetto pick up. Se il gamete maschile feconda l’ovocita, parte il processo di formazione dell’embrione che verrà poi trasferito in utero. Leggi di più.

La sigla ICSI sta per Iniezione IntraCitoplasmatica degli Spermatozoi. E’ una tecnica di fecondazione in vitro che comporta l’iniezione di un singolo spermatozoo all’interno dell’ovocita, precisamente all’interno del citoplasma. Vi si ricorre, infatti, nei casi in cui le caratteristiche del seme non siano compatibili con la normale tecnica di inseminazione o a seguito di un precedente trattamento FIVET risoltosi in una mancata fertilizzazione. A parte la specifica modalità di inseminazione, tutte le altre fasi sono identiche a quelle della FIVET. Leggi di più.

Si parla di fecondazione assistita di tipo eterologo quando i gameti utilizzati nei trattamenti, di I o di II livello, sono in tutto o in parte donati da soggetti esterni alla coppia. In Italia la legge consente questo tipo di trattamenti, sin dal 2015. Leggi di più.

L’inseminazione intrauterina è una tecnica di procreazione assistita di I livello che viene generalmente eseguita per il trattamento dei casi nei quali la riserva ovarica e il processo di maturazione dei follicoli non è seriamente compromessa, le tube sono pervie e i parametri seminali appaiono nella norma. Si monitora tramite controlli ecografici e tramite dosaggi ormonali per via l’andamento della stimolazione e, nel momento in cui la paziente è “pronta”, dopo opportuno trattamento, il campione seminale del partner viene trasferito tramite catetere nella cavità uterina. Leggi di più.

La stimolazione ovarica è una terapia che viene prescritta perché le ovaie producano un numero maggiore di follicoli di quanto avviene in un ciclo “normale”. Questo permette quindi di ottenere un numero maggiore di ovociti che saranno inseminati e potranno dare luogo a più embrioni e maggiori probabilità di gravidanza. Non si effettua stimolazione ormonale solo nel caso dei trattamenti “su ciclo naturale”. Poiché i farmaci agiscono sulla quantità di ormoni presenti nell’organismo, possono determinare alterazioni dell’umore (irascibilità e insonnia) o effetti secondari come emicrania, nausea, disturbi addominali o intestinali. Non esiste, invece, alcuno studio scientifico che provi un legame tra stimolazione ormonale e maggior probabilità di insorgenza di tumori.

Anche se non esiste un limite al numero di embrioni che si possono formare, solitamente nel corso di ogni trattamento ne vengono trasferiti in utero uno, massimo due. Si noti che ciascun embrione può impiantarsi indipendentemente dagli altri. Trasferendo quindi più di un embrione si aumentano le probabilità complessive di ottenere una gravidanza; parallelamente, però, aumenta anche il rischio di una gravidanza gemellare o trigemina.

Sì, le ecografie di monitoraggio della crescita follicolare e i dosaggi ematici di estradiolo parte della fase iniziale del trattamento possono essere effettuate anche presso il proprio ginecologo o altre strutture.

Gli ovociti prelevati durante il cosiddetto pick up vengono poi inseminati con il campione seminale appositamente prodotto dal partner (o con il seme donato, in caso di FIVET con seme da donatore). Dopo circa 24 ore, l’embriologo verificherà che sia avvenuta regolarmente la fecondazione e nell’arco di altre 24-48 ore avrà preso avvio la successiva divisione cellulare e sarà possibile verificare il numero e le caratteristiche degli embrioni formatisi, che potranno quindi essere trasferiti in utero.

Se l’ovocita inseminato con la cellula riproduttiva maschile (lo spermatozoo) si feconda, dopo circa 24-48 ore si forma quello che viene definito embrione: è lo stadio di sviluppo caratterizzato dalla presenza di 2-8 cellule, formatesi tramite le successive divisioni cellulari mitotiche alle quali lo zigote è andato incontro; trasferito in utero in 2° o 3° giornata, calcolata tenendo come momento ‘zero’ quello della inseminazione, se si impianta, dà avvio alla gravidanza.

Una volta trascorsi circa 5 giorni dal momento dell’inseminazione, l’embrione raggiunge, tramite successive divisioni meiotiche, la fase di blastocisti: essa è costituita da circa 70/100 cellule ed è caratterizzata dalla presenza di una cavità detta blastocele, che darà origine al vero e proprio embrione, racchiusa da uno strato di cellule più esterno chiamato trofoectoderma, responsabile della formazione della placenta. Tramite la procreazione assistita è possibile prolungare la coltura dell’embrione fino a raggiungere lo stadio di blastocisti, ossia fino al 5°-6° giorno per procedere, solo in questo stadio, al transfer in utero. Trasferendo a blastocisti, si trasferiscono embrioni con maggiori potenzialità di impianto, aumentando di conseguenza le probabilità di avvio della gravidanza e le probabilità di successo. Inoltre, riducendo il numero di embrioni da trasferire per avere maggiori possibilità di impianto, il transfer a blastocisti riduce anche notevolmente l’incidenza percentuale di gravidanze gemellari.

La FIVET e la ICSI sono le tecniche di fecondazione assistita di II livello più diffuse. La differenza fondamentale tra le due tecniche è relativa alla modalità con la quale i gameti maschili e i gameti femminili entrano in contatto: nella ICSI, il campione seminale viene opportunamente trattato fino a selezionare un solo spermatozoo per ogni ovocita da inseminare dopodiché lo spermatozoo identificato viene micro iniettato, sotto guida microscopica, nel citoplasma della cellula uovo. La ICSI è quindi normalmente indicata nei casi di infertilità maschile dovuta alla presenza nel liquido seminale di un numero basso di spermatozoi (oligospermia) o ad una bassa motilità degli spermatozoi (astenospermia).

Studi scientifici hanno dimostrato il fatto che esiste una relazione tra difficoltà di concepimento e valori alterati del cosiddetto Body Mass Index (BMI), cioè del rapporto tra massa magra e massa grassa, sia quando è eccessivamente alto, sia quando è troppo basso. Uno stile di vita salutare, in generale, e in particolare una alimentazione corretta può quindi essere d’aiuto, anche se purtroppo non è un elemento sufficiente o risolutivo.

L’assunzione della pillola, anche se prolungata, non arreca danni al sistema riproduttivo e non rappresenta quindi un ostacolo al concepimento.

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Abbiamo attraversato tanti stati d’animo differenti prima di arrivare alla felicità, con Nicolò tra le braccia. In tutti i momenti difficili, non abbiamo smesso di fidarci degli specialisti di Villa Orchidee, della loro esperienza e della grande serietà di Ospedali Privati Forlì. E abbiamo fatto bene.

Maya e Davide

I problemi di infertilità di Denis ci hanno portato fino a Villa Orchidee, e il dottor Borini e la dottoressa Trevisi ci hanno accompagnato nel nostro percorso attraverso la fecondazione eterologa. In Italia su famiglie come la nostra ci sono ancora tanti pregiudizi, che per fortuna nel nostro caso non ci hanno fermato.

Giovanna e Denis

Ci siamo avvicinati a questo percorso dopo molte incertezze, ma spinti dal desiderio di avere una famiglia nonostante il mio tumore. La speranza che avevamo si è fatta ancora più grande quando ci siamo rivolti a Villa Orchidee. E la vita ha vinto, anche questa volta.

Maria e Giacomo