Intervento laparoscopico ginecologico

La laparoscopia è una tecnica chirurgica che, a differenza della chirurgia tradizionale che comporta l’apertura dell’addome attraverso una ampia incisione chirurgica, consente di operare, utilizzando strumentazione appositamente predisposta, attraverso alcune piccole incisioni di meno di 1 cm ognuna.

TECNICA

La laparoscopia è una tecnica chirurgica che, a differenza della chirurgia tradizionale che comporta l’apertura dell’addome attraverso una ampia incisione chirurgica, consente di operare, utilizzando strumentazione appositamente predisposta, attraverso alcune piccole incisioni di meno di 1 cm ognuna.

Per questo motivo la laparoscopia è da considerare una tecnica chirurgica meno invasiva della chirurgia addominale tradizionale. Si esegue quindi una prima incisione in prossimità dell’ombelico, attraverso la quale con un ago particolare si introduce del gas (anidride carbonica) per poter distendere la cavità addominale; ciò è utile per avere una adeguata visione e un sufficiente spazio per eseguire i veri e propri atti chirurgici nell’ addome. Attraverso la stessa incisione si introduce il laparoscopio, un particolare strumento ottico, collegato ad una fonte luminosa e ad un sistema video (telecamera + monitor + videoregistratore), attraverso il quale si esamina l’ interno di tutta la cavità addominale e pelvica, con una visione diretta di tutti gli organi. Quindi si eseguono solitamente altre due piccole incisioni addominali, attraverso le quali si introducono gli strumenti chirurgici veri e propri (pinze, forbici, aghi, elettrobisturi, aspiratore,ecc.), in modo da operare sotto il controllo visivo fornito dal sistema video precedentemente descritto.
Attraverso la vagina talvolta si introduce nell’utero uno strumento (manipolatore) che serve per poter muovere l’ utero secondo necessità nel corso dell’intervento. Terminato l’ intervento, si estrae la strumentazione favorendo attraverso le incisioni addominali la fuoriuscita del gas precedentemente introdotto, e quindi si suturano le piccole incisioni chirurgiche. Solitamente la paziente viene dimessa 1-2 giorni dopo l’ intervento. La laparoscopia trova nella chirurgia ginecologica odierna sempre più indicazioni. La maggior parte delle patologie che in passato venivano trattate con la chirurgia tradizionale, oggi possono essere affrontate per via laparoscopica.

INDICAZIONI

Le indicazioni più frequenti alla laparoscopia:

  • INFERTILITA’ E STERILITÀ
    Spesso la laparoscopia è una tappa d’obbligo nell’iter diagnostico sull’infertilità.
    Infatti solo con la laparoscopia è possibile documentare la normalità degli organi pelvici, l’eventuale esistenza di aderenze che alterano i normali rapporti fra tube e ovaio, l’eventuale esistenza di endometriosi. Inoltre in corso di laparoscopia è possibile verificare lo stato della mucosa del padiglione, la presenza di aderenze al suo interno ma soprattutto la pervietà delle tube. A questo scopo infatti, nello studio della fertilità, si esegue la Cromosalpingoscopia con bleu di Metilene, che è in grado di valutare con un’ottima sensibilità il passaggio del colorante attraverso le salpingi. Inoltre si esegue per giungere alla diagnosi in alcune condizioni cliniche (dolore pelvico cronico, sterilità, ecc.) che non si riescono a spiegare con altri metodi di indagine (ecografia, esami di laboratorio, ecc.). In questi casi spesso la laparoscopia consente di formulare una diagnosi precisa e al tempo stesso consente di intervenire sulle patologie riscontrate (aderenze, endometriosi, ecc.).
  • ADERENZE PELVICHE
    Queste consistono in tessuto fibroso che fa si che organi pelvici e addominali aderiscano fra di loro. Aderenze pelviche, che solitamente possono essere riconosciute solo con la laparoscopia, si riscontrano spesso in pazienti che soffrono di dolore pelvico cronico o di sterilità. I risultati per via laparoscopica sono eccellenti e permettono nella maggioranza dei casi di liberare completamente le pelvi.
  • CISTI E PATOLOGIE OVARICHE E TUBARICHE
    Possono essere rimosse cisti di qualunque dimensione e struttura, integre o previa aspirazione, enucleando la capsula cistica e preservando il tessuto ovarico sano. Tale patologie ovariche annoveriamo l’idrosalpingi (raccolta di essudato sieroso nel lume della salpinge, dovuta in genere a occlusione o stenosi dell’estremità dell’organo) o il pio salpinge (raccolta di pus nella salpinge, dovuta ad un processo infiammatorio).
  • ENDOMETRIOSI
    L’ endometriosi è una delle indicazioni più frequenti alla laparoscopia. Spesso la diagnosi di endometriosi viene fatta per la prima volta o confermata grazie alla laparoscopia. L’operatività chirurgica laparoscopica in caso di endometriosi sarà variabile in rapporto alla entità e allo sviluppo dell’endometriosi stessa. Nei casi di minore gravità ci si limiterà alla semplice diatermocoagulazione (o causticazione) di piccoli focolai endometriosici. In altri casi potrà rendersi necessario liberare gli organi pelvici da aderenze spesso tenaci. Molto spesso l’ intervento consiste nella asportazione di cisti ovariche di tipo endometriosico e talora può rendersi necessaria l’asportazione dell’ovaio.
  • GRAVIDANZA EXTRAUTERINA
    Rappresenta una delle migliori indicazioni alla laparoscopia chirurgica perché se effettuata entro la 8a – 9a settimana di gravidanza permette di risparmiare la tuba interessata con un ripristino della funzionalità in una gran parte dei casi. Nei casi in cui la tuba sede della gravidanza risulti marcatamente danneggiata dalla gravidanza stessa può essere opportuna la rimozione della tuba stessa (salpingectomia).
  • MIOMECTOMIA
    I fibromi uterini, sia intramurali sia a sviluppo sottosieroso, anche di oltre 8-10 cm di diametro, possono essere asportati per via laparoscopica. Vengono rimossi dalla cavità addominale dopo averli frantumati.

Quest’intervento a volte può richiedere una incisione cutanea più grande (al massimo 2 cm).

ISTERECTOMIA

In taluni casi è possibile eseguire per via laparoscopica anche l’ isterectomia.
Anche questo intervento può essere eseguito con diverse modalità prevedendo in taluni casi la possibilità di conservare il collo uterino. Le ovaie possono essere conservate o asportate a seconda della scelta della paziente.

ALGIE PELVICHE CRONICHE

Il dolore pelvico cronico è una situazione molto frequente nelle giovani donne in fase di attività ovarica. Le sue cause sono da ricercarsi fra una serie molto nutrita di situazioni patologiche che possono coinvolgere:
a) l’apparato genitale b) l’apparato urinario c) l’apparato digerente d) il sistema nervoso periferico e) la muscolatura interna del bacino. Al di là, poi, delle cause organiche, distinguibili a loro volta in funzionali ed anatomiche, vi sono le cause psicogene o neurovegetative, che non hanno un substrato “fisico” ma solo ed esclusivamente psichico. Ovviamente, nel caso si tratti di un malessere su basi organiche, al dolore pelvico si associano altri sintomi e segni che possono già anamnesticamente orientare sull’organo o sull’apparato d’origine del dolore stesso. Pur essendo la semeiotica fisica importante nel cercare di capire l’origine di un dolore pelvico cronico (visita dell’addome, visita ginecologica e, per finire, valutazione ortopedica e neurologica (se si sospetta che il dolore pelvico sia , in realtà, un cofenomeno di patologie del rachide o radicolari o del sistema nervoso periferico), molto spesso risulta pressoché impossibile stabilire l’esatta causa e natura del dolore, per cui, terminati questi irrinunciabili passaggi, può essere necessario eseguire accertamenti di diagnostica chirurgica (Laparoscopia). Le cause più frequenti di dolori pelvici a partenza dall’apparato genitale sono: l’endometriosi, la malattia infiammatoria pelvica, le sindromi aderenziali pelviche postchirurgiche o postinfiammatorie, il prolasso genitale e la retroversione uterina, la dismenorrea primaria e i dolori legati all’ovulazione, la sindrome dell’ovaio policistico, le neoplasie benigne o maligne, le complicanze dolorose a seguito di terapie radianti per neoplasie ginecologiche, il varicocele pelvico. Il dolore pelvico presente durante il mese e protratto per 3-6 mesi si definisce cronico. Spesso è un dolore sordo che si accentua in particolari situazioni come durante i rapporti o durante il ciclo mestruale.

VANTAGGI DELLA LAPAROSCOPIA

La laparoscopia, se confrontata con la chirurgia tradizionale, presenta diversi vantaggi. Innanzitutto comporta un minor trauma della parete addominale. Le ferite chirurgiche prodotte sulla parete sono notevolmente ridotte rispetto ad una ferita chirurgica tradizionale, con indubbio vantaggio anche sul piano estetico. La visione in dettaglio degli organi pelvici è migliore (grazie al sistema video) rispetto a quella possibile con la chirurgia tradizionale. Inoltre il non aprire l’ addome comporta un minor trauma per gli organi addominali, e quindi un migliore decorso postoperatorio ed una più rapida ripresa funzionale dell’ intestino. Ciò comporta una minore degenza ospedaliera con una più precoce ripresa delle ordinarie attività lavorative e sociali.

RISCHI E COMPLICANZE DELLA LAPAROSCOPIA

Anche la laparoscopia, come tutti gli atti medici e chirurgici, può presentare dei rischi. Va considerata la possibilità di rischi di tipo emorragico, e la possibilità di lesioni a carico di organi addominali, ad esempio dell’ intestino. La possibilità di tali complicazioni è anche in relazione alla maggiore o minore complessità dell’ intervento; ad esempio vi è un rischio minore in caso di laparoscopia diagnostica, in confronto ai rischi possibili in caso di intervento per un’ endometriosi severa. Una maggiore possibilità di rischio o di difficoltà tecnica è anche in relazione alle caratteristiche della paziente. Ad esempio in caso di obesità marcata della paziente può addirittura essere impossibile l’ esecuzione della laparoscopia. Infine sono prevedibili maggiori difficoltà e quindi maggior rischio di complicanze nell’ eseguire una laparoscopia su una paziente che ha già subito più interventi chirurgici addominali; in tal caso infatti è possibile che a causa dei precedenti interventi vi sia in cavità addominale una più o meno complessa situazione aderenziale. A causa di difficoltà tecniche o di complicanze può talora essere necessario convertire l’ intervento in forma tradizionale, cioè con l’apertura dell’ addome. Non deve destare particolare preoccupazione la comparsa, nelle ore successive all’ intervento, di dolore alle spalle. Tale sintomo è dovuto al gas usato per ottenere la necessaria distensione addominale, e spontaneamente regredisce nell’ arco di circa una giornata. Nei primi giorni dopo l’ intervento è possibile che la paziente noti scarse perdite di sangue dalla vagina. Anche questo non è un sintomo preoccupante, in quanto potrebbe essere dovuto all’inserimento nell ‘ utero del manipolatore all’ inizio dell’ intervento e rimosso alla fine.

Endometriosi

L’endometriosi è una malattia spesso progressiva, dove alcune cellule della mucosa uterina s’impiantano al di fuori dell’utero.

I focolai endometriosici si trovano soprattutto nel basso ventre (ovaie, intestino o vescica), più raramente in altri organi (cute, polmoni) dove vengono stimolati dagli ormoni che provocano il ciclo mestruale. Come la mucosa uterina – denominata endometrio – i focolai endometriosici ciclicamente crescono e sanguinano.
La causa dello sviluppo dell’endometriosi, non è stata ancora chiarita. Emorragie mestruali prolungate o cicli abbreviati ne aumentano il rischio. Ma anche fattori genetici e sostanze inquinanti, come ad es. la diossina, aumentano la predisposizione all’endometriosi. Una delle cause nella formazione dell’endometriosi è la mestruazione retrograda che vuol dire un flusso parziale del sangue mestruale attraverso le tube nella cavità addominale. Questo sangue contiene delle cellule vitali della mucosa uterina. Se le cellule possiedono una resistenza particolare e la donna presenta una certa debolezza della difesa organica, possono sopravvivere nell’addome, aderire al peritoneo e perfino crescervi.

MANIFESTAZIONI CLINICHE

Endometriosi lieve

L’endometriosi viene classificata in stadi a seconda del suo aspetto. In un’endometriosi lieve si osservano focolai endometriosici isolati, che aderiscono all’esterno della parete uterina, alle tube ed alle ovaie.

Endometriosi avanzata

Nelle ovaie si possono formare delle cisti dove si raccoglie il sangue mestruale. Quando tali cisti vengono incise nel corso di un intervento, questo sangue appare come una massa viscosa di colore brunastro o nero. Per questo motivo le cisti in oggetto sono chiamate anche cisti cioccolato.
I sanguinamenti ciclici del focolaio endometriosico, stimolano la continua irritazione del peritoneo con conseguente formazione di cicatrici (aderenze). I focolai endometriosici penetrano in altri organi e tessuti adiacenti come intestino, vescica ed uretere: dilagando nella cavità addominale.

L’ENDOMETRIOSI E’ UNA MALATTIA SEMPRE PIU’ FREQUENTE

L’endometriosi è una malattia benigna ma spesso progressiva. Le particelle della mucosa aderenti al peritoneo, subiscono le stesse modificazioni cicliche delle cellule «normali» dell’utero.
Provocano un’emorragia che non può defluire all’esterno come la mestruazione, ma che si raccoglie nella cavità addominale. Questo porta vari disturbi, come dolori, turbe organiche o perfino danni a carico dei tessuti. Anche la sterilità può esserne una conseguenza. Raramente particelle della mucosa vengono trasportate attraverso le vie linfatiche (ad es. nell’ombelico) o attraverso le vie ematiche (ad es. nei polmoni). L’endometriosi progredisce per lo più con il passare del tempo. Continuano a formarsi nuovi focolai di mucosa, aumentando i disturbi. Ad ogni sanguinamento queste zone endometriosiche provocano una reazione infiammatoria nell’area circostante. Inoltre, particelle della mucosa aderiscono oppure infiltrano altri organi (vescica, intestino, ecc.).
Ciò può alterare la funzionalità degli organi colpiti e determinare sintomi tipici come dolori renali, dolori durante la defecazione o la minzione. Così pure è possibile la comparsa di coliche o di dolori diffusi al basso ventre. L’obiettivo di ogni trattamento consiste nell’interrompere questo processo, eliminando l’endometriosi o impedire l’estendersi della malattia.

ENDOMETRIOSI E DOLORE

All’inizio della malattia i dolori si manifestano soprattutto durante le mestruazioni oppure si presentano solo in situazioni particolari come ad es. dopo un rapporto sessuale, alla minzione o alla defecazione. L’endometriosi spesso provoca disturbi inizialmente modesti, poi progressivamente più forti ed a volte intollerabili (dolori cronici, ciclici oppure persistenti, nella zona del basso addome). Il quadro delle manifestazioni dell’endometriosi è molteplice. Il grado di gravità della malattia non sempre corrisponde all’intensità dei sintomi. I disturbi variano a seconda dell’invasione endometriosica, ed a seconda dell’interessamento dei vari organi. I danni che ne derivano come aderenze e cicatrici portano dolori anche indipendenti dal ciclo.
Oltre ai dolori che l’endometriosi provoca nel luogo delle loro attività, molte donne che ne sono affette lamentano anche sintomi poco specifici che possono interferire sensibilmente sulle loro condizioni generali. Questi sintomi sono rappresentati, ad es., da un senso generale di malessere, disturbi addominali diffusi, senso di pesantezza, mancanza di forza, stanchezza cronica e sbalzi dell’umore.

ENDOMETRIOSI E INFERTILITA’

L’endometriosi porta ad irritazioni ed infiammazioni dei tessuti, che si ripresentano con il ritmo del ciclo mensile. A causa di queste infiammazioni vengono rilasciati fattori biochimici particolari che influenzano la maturazione degli ovuli, l’ovulazione stessa e la fecondazione dell’ovulo. Si formano delle aderenze nell’ambito della mucosa delle tube e della superficie delle ovaie, così che gli ovuli, dopo l’ovulazione, non possono essere correttamente accolti nelle tube.
Le cisti endometriosiche nelle ovaie influenzano direttamente la maturazione degli ovuli, impedendo così una corretta ovulazione.
Focolai dell’endometrio possono provocare una reazione di difesa e quindi essere riconosciuti come estranei dall’organismo ed impedire l’annidamento dell’embrione nell’utero. Anche una forma particolare di endometriosi, la cosiddetta adenomiosi della muscolatura uterina, può disturbare l’annidamento dell’ovulo fecondato.
Focolai endometriosici isolati, che non provocano alcun dolore, possono già essere causa d’infertilità. In caso di sterilità bisogna quindi pensare alla possibilità di un’endometriosi.

TERAPIA DELL’ENDOMETRIOSI

La cura dell’endometriosi ha come scopo queste finalità:

  • Terapia del dolore
  • Terapia della sterilità
  • Esame istologico dei noduli o delle cisti ovariche
  • Chirurgia per grosse cisti ovariche, stenosi ureterale, grave stenosi intestinale

Quale terapia sia quella da impiegare nel singolo caso, dipende in primo luogo dall’obiettivo del trattamento. Per ogni donna affetta dalla malattia esiste una soluzione personalizzata. La forma di terapia o l’eventuale combinazione di diverse terapie devono essere adattate alla paziente in ogni singolo caso. Non tutte le donne hanno bisogno della stessa terapia.

TERAPIA MEDICA

Dato che i focolai endometriosici vengono attivati dagli ormoni sessuali femminili (estrogeni e progestinici), i trattamenti farmacologici sono indirizzati alla regolazione o soppressione dell’effetto di questi ormoni. Ciò viene ottenuto, ad es., con l’assunzione di:

  • ANALOGHI (menopausa)
  • PILLOLA ESTRO-PROGESTINICA
  • PROGESTERONE SENZA INTERRUZIONE
  • MODULATORI BIOLOGICI DELLA DEGNALULAZIONE MASTOCITARIA
  • Cura il sintomo dolore nel 60-70% dei casi
  • Non cura la malattia: alla sospensione della terapia ricompaiono i dolori quasi sempre
  • Complicanze rare come da uso di pillola contraccettiva e osteoporosi con analoghi dopo 12 mesi
  • Vantaggi: evita i rischi della chirurgia e la chirurgia si può sempre fare in caso di fallimento o complicanze della terapia medica
  • Svantaggi: è necessario fare la terapia per anni; non può essere fatta quando si desidera una gravidanza

TERAPIA CHIRURGICA

  1. ASPORTAZIONE COMPLETA DELL’ ENDOMETRIOSI
    (Chirurgia radicale – Eradicazione endometriosi – Asportazione completa dell’ endometriosi)
    Successo sui sintomi 80% Successo sulla sterilità 55%

    A. INDISPENSABILE (ed è controindicata la terapia medica) in caso di:

    • Stenosi (restringimento) degli ureteri con sofferenza renale e rischio di perdere un rene: la diagnosi di questo rischio si fa con una ecografia addominaIe che evidenzia la dilatazione dell’uretere e l’eventuale sofferenza renale ( per i controlli eseguire eco addome ogni 6-12 mesi)
    • Stenosi (restringimento) intestinale a livello del retto-sigma: quando il restringimento supera il 60% il rischio di occlusione è alto; quando supera l’80-90% il rischio di occlusione è altissimo.
    • Sintomi: nessuno, dolore alla defecazione, feci piccole specie durante il mestruo o l’ovulazione.
    • Endometriosi a livello ileo-colico (fra il piccolo e il grande intestino, vicino all’appendice). In questo caso i sintomi sono assenti e l’occlusione intestinale può essere improvvisa.

    B. CONSIGLIATA MA NON INDISPENSABILE (richiesta dalla paziente o consigliabile) in caso di:

    • Fallimento della terapia medica
    • Sterilità
    • Intervento a basso rischio (quando non è necessaria una resezione intestinale) è vantaggiosa rispetto alla terapia medica perché si confrontano due o tre ore di intervento rispetto a anni di terapia medica
    • Minor rischio di recidive l’asportazione della sola cisti ovarica non cura il dolore ed espone al rischio di recidiva della cisti con conseguente secondo atto chirurgico con Impoverimento del patrimonio follicolare delle ovaie (rischio di menopausa o scarsa possibilità di avere figli dopo due o tre enucleazioni cisti).
  2. CONTROINDICAZIONI ALLA CHIRURGIA RADICALE
    • Cura della sterilità con fecondazione assistita (FIVET o ICSI) in paziente con assenza o pochi dolori: la chirurgia sembra non dare vantaggi per quanto riguarda i risultati della fecondazione assistita
    • Dolore ben sopportabile
    • Parametri bilateralmente presi (rischio di incapacità a svuotare la vescica quindi auto cateterismo permanente).
  3. ASPORTAZIONE INCOMPLETA DELL’ ENDOMETRIOSI
    (Chirurgia non radicale dell’endometriosi).

    Successo sui sintomi 50% Successo sulla sterilità 40%. Consiste nella asportazione di tutta l’endometriosi lasciando l’endometriosi intestinale o dei parametri:

    • Quando la paziente rifiuta il rischio della resezione intestinale
    • Quando il chirurgo riscontra “parametri bilateralmente presi o estesa endometriosi del trigono vescicale

    Enucleazione cisti ovarica per esame istologico e biopsie:

    • Quando la paziente rifiuta il rischio chirurgico
    • Quando il chirurgo valuta durante l’intervento che non abbia senso asportare tutta l’endometriosi per l’eccessivo rischio chirurgico
  4. NESSUN INTERVENTO CHIRURGICO
    In caso di endometriosi in paziente asintomatica o poco sintomatica che non necessita di esame istologico (in caso ad esempio di recente chirurgia). Sterilità con tube chiuse o grave alterazione dell’esame seminale che necessita di FIVET o ICSI. La paziente preferisce la terapia medica e non vi sono le condizioni di indispensabilità, obbligatorietà all’intervento chirurgico sopra riportate.

Contraccezione ormonale

Per contraccezione si intende il complesso delle tecniche anticoncezionali, ossia dei mezzi dediti ad impedire o ridurre la probabilità che si verifichi una gravidanza

 

Alcuni metodi contraccettivi sono inoltre comunemente utilizzati come strumento per la pianificazione familiare.

IL CICLO MESTRUALE

Il ciclo mestruale ha uno scopo: preparare, ad intervalli regolari, il corpo della donna ad un’- eventuale gravidanza. La regolazione di questo ciclo è il risultato dell’interazione di diversi ormoni.

Gli ormoni sessuali femminili estrogeno e progesterone vengono prodotti soprattutto nelle ovaie, durante la gravidanza anche nella placenta. Gli estrogeni regolano, assieme al progesterone, il ciclo mestruale e la gravidanza.

Nella maggior parte dei casi il ciclo mestruale dura dai 23 ai 35 giorni. Esso varia da donna a donna ma anche da ciclo a ciclo. Il ciclo viene calcolato a partire dal primo giorno delle mestruazioni fino all’ultimo giorno prima della prossima mestruazione. L’ovulazione normalmente ha luogo 12–16 giorni prima dell’inizio delle mestruazioni. Viaggiare, stress, malattie o diete possono però spostare l’ovulazione anche in presenza di un ciclo altrimenti regolare, ciò significa che le mestruazioni appaiono poi ad un momento imprevisto. Sotto il controllo degli ormoni dell’ipofisi, nelle ovaie, all’interno dei follicoli maturano le cellule uovo. Dopo in media 14 giorni ha luogo l’ovulazione, il follicolo scoppia e l’uovo maturo viene raccolto dalla tuba uterina, dentro la quale, in presenza di spermatozoi, può aver luogo la fecondazione.

Durante la maturazione della cellula uovo, nel follicolo vengono prodotti degli estrogeni che preparano la mucosa uterina per l’impianto dell’ovulo fecondato. Inoltre, il collo uterino si apre e il muco diventa più fluido, di modo che gli spermatozoi possano raggiungere più facilmente l’interno dell’utero. Le cellule del follicolo dalla quale è partita l’ovulazione si trasformano, dopo di essa, nel corpo luteo che ora comincia a produrre, oltre agli estrogeni, anche il progesterone. Solo dopo l’azione del progesterone, la mucosa uterina è pronta per l’impianto dell’ovulo fecondato. Se l’impianto non ha luogo, lo strato superiore della mucosa uterina si stacca e viene espulsa ed appare la mestruazione. Il ciclo ricomincia da capo.

LA FECONDAZIONE

Al momento dell’ovulazione, dopo il rapporto sessuale, gli spermatozoi raggiungono, attraverso il collo uterino, l’interno dell’utero e, da lì, le tube uterine all’interno delle quali possono fecondare un ovulo maturo. L’ovulo può essere fecondato solo durante poche ore, gli spermatozoi invece possono sopravvivere per 3 –5 giorni e, in casi eccezionali, anche per 7 giorni. Ciò significa che può esserci una fecondazione, anche se il rapporto sessuale ha avuto luogo parecchi giorni prima dell’ovulazione. A partire dall’ovulo fecondato si sviluppa l’embrione che nel giro di 4 –5 giorni, attraverso la tuba uterina, raggiunge l’utero dove si impianta.

LA CONTRACCEZIONE

L’obiettivo della contraccezione è di evitare una gravidanza. Esistono molti metodi anticoncezionali, tuttavia non tutti sono ugualmente affidabili. Solo l’astinenza assoluta garantisce una sicurezza totale. Metodi contraccettivi come il coito interrotto, il metodo Ogino-Knaus (del calendario), le spugne contraccettive, le creme spermicide e il preservativo non sono, se utilizzati individualmente, molto sicuri. Il rischio di una gravidanza indesiderata è sempre presente soprattutto perché, è il caso per esempio del preservativo, spesso essi non vengono utilizzati in modo corretto.

Il metodo del riconoscimento della fertilità può essere affidabile, se utilizzato in modo rigoroso e con costanza. Con questo metodo contraccettivo naturale la donna, misurando tutte le mattine la sua temperatura e osservando i cambiamenti nel suo corpo, impara a conoscere il suo ciclo. Questo metodo necessita però di una grande disciplina da parte di entrambi i partner. Durante i giorni fertili si deve rinunciare ai rapporti sessuali oppure utilizzare correttamente un anticoncezionale a barriera. Anche l’interruzione chirurgica delle tube o dei deferenti sono metodi contraccettivi effettivamente affidabili, così come l’utilizzo corretto di contraccettivi ormonali e la spirale (di rame o ormonale). I contraccettivi ormonali sono soggetti a prescrizione medica e prima dell’inizio dell’assunzione è necessario un accurato esame medico dal ginecologo, al fine di escludere possibili rischi o controindicazioni. Durante l’assunzione, sono consigliati controlli ogni anno. Dei contraccettivi ormonali fanno parte i preparati anticoncezionali combinati o con progestinici (gestageni) soli. L’azione contraccettiva dei diversi preparati ormonali si basa sugli effetti seguenti: inibizione o disturbo dell’ovulazione attraverso la modificazione della mucosa uterina, impedimento dell’impianto di un ovulo fecondato inibizione della penetrazione degli spermatozoi attraverso il denso muco del collo uterino.

IMPORTANTE

I contraccettivi ormonali e la spirale non proteggono da malattie sessualmente trasmissibili come l’HIV/AIDS, la gonorrea, la sifilide oppure le infezioni da clamidia o da virus del papilloma umano (HPV) ecc. Perciò, in caso dubbio, utilizzi sempre anche un preservativo. In caso di assunzione contemporanea di preparati ormonali con dei determinati medicamenti, come per esempio preparati a base di erba di San Giovanni (iperico) o antibiotici, possono esserci delle interazioni che portano ad una diminuzione dell’efficacia degli ormoni o degli altri medicamenti.

TIPOLOGIA DI SOMMINISTRAZIONE DEI CONTRACCETTIVI ORMONALI

Esistono varie modalità di somministrazione con cui viene conseguita la contraccezione ormonale:

  1. ANELLO VAGINALE
    • L’anello vaginale è uno strumento di contraccezione ormonale, per uso vaginale. Ogni anello contiene una piccola quantità di due ormoni sessuali femminili, cioè etonogestrel e etinilestradiolo. L’anello rilascia lentamente questi ormoni nel circolo sanguigno.
    • Poiché le quantità di ormoni rilasciate sono basse, l’anello vaginale viene considerato un contraccettivo ormonale a basso dosaggio. Consiste in un anello di copolimero di etilene vinilacetato (un tipo di plastica che non si scioglie nel corpo), ha un diametro di 54 mm di diametro e uno spessore di 4 mm, è flessibile, trasparente (quasi incolore).
    • Funziona proprio come una pillola contraccettiva combinata ma invece di prendere una pillola ogni giorno, l’anello viene usato per tre settimane consecutive. L’anello rilascia due ormoni sessuali femminili che prevengono il rilascio di una cellula uovo nelle ovaie: se non vi è rilascio di cellule uovo non è possibile rimanere incinta. Inserirete voi stesse l’anello nella vagina e voi stesse lo rimuoverete.
    • Deve essere inserito nel giorno appropriato del ciclo mestruale e lasciato in vagina per 3 settimane consecutive. Considerando il primo giorno della mestruazione come “Giorno 1”, l’anello deve essere inserito fra il giorno 1 e il giorno 5, ma al più tardi il giorno 5 del ciclo, anche se la mestruazione non è ancora terminata. Nei primi 7 giorni del primo ciclo di utilizzo, si raccomanda l’uso di un ulteriore metodo di barriera come, per esempio, un profilattico. E’ buona abitudine controllare regolarmente se l’anello è ancora in vagina. Dopo la terza settimana togliere l’anello e avere una settimana di intervallo. Di solito il ciclo mestruale si presenta durante questo intervallo libero da anello. Generalmente l’anello vaginale si riesce sia a togliere che inserire in modo abbastanza semplice. Le pareti della vagina tendono a tenere fermo l’anello nella posizione con cui lo si inserisce. Nonostante la posizione in cui si trova l’anello non influenzi in alcun modo la sua efficacia, esso viene solitamente posizionato vicino alla cervice. L’anello viene tipicamente lasciato nella sua posizione all’interno della vagina durante i rapporti sessuali, e la maggior parte delle coppie non risente di interferenze o scomodità; anzi, in molti casi nessuno dei due partner si accorge della presenza dell’anello. Nel caso in cui l’anello venga accidentalmente espulso (ad esempio durante la rimozione di un tampone assorbente), e lasciato fuori dalla vagina per un periodo inferiore alle 3 ore, l’efficacia contraccettiva non viene ridotta. Esso può essere lavato con acqua fredda o tiepida (non calda) e deve essere reinserito immediatamente o al più tardi entro 3 ore. Se L’anello rimane fuori dalla vagina per un periodo superiore alle 3 ore, l’efficacia contraccettiva potrebbe essere ridotta. La donna deve reinserire l’anello non appena si ricordi di farlo. L’anello deve essere rimosso dopo 3 settimane di uso, lo stesso giorno della settimana in cui era stato inserito. Dopo un intervallo libero da anello di una settimana, può essere inserito un nuovo anello (ad esempio, se l’anello viene inserito il mercoledì intorno alle 22.00, deve essere rimosso di nuovo il mercoledì della terza settimana successiva, all’incirca alle ore 22.00. Il mercoledì seguente deve essere inserito un nuovo anello).
    • L’anello può essere rimosso agganciando il dito indice sotto l’anello oppure afferrando l’anello fra indice e medio e tirando verso l’esterno. L’anello usato deve essere posto nel sacchetto (tenere fuori dalla portata dei bambini e degli animali domestici) ed eliminato come materiale sanitario.
    • L’emorragia da sospensione di solito inizia 2-3 giorni dopo la rimozione dell’anello e potrebbe non essere completamente terminata nel momento in cui deve essere inserito il nuovo anello.
  2. CONFETTI ORALI
    • Vanno assunti regolarmente ogni giorno, sempre rigorosamente ALLA STESSA ORA, con uno scarto non problematico di un’oretta circa. Si consiglia di prenderli ad esempio sempre alla sera prima di coricarsi, così da ricordare più facilmente. In caso di problemi si può tardare fino a un massimo di 10-12 ore. Un ritardo maggiore ne compromette l’efficacia. L’assunzione può essere effettuata indifferentemente vicino o lontano dai pasti. L’assunzione contemporanea di alcool però non è consigliata. Le singole pillole vanno prese nell’ordine indicato nella confezione. In genere ci sono delle frecce che lo segnalano, oppure c’è scritto il giorno della settimana, per non fare confusione. Osservare poi il tempo di interruzione tra una confezione e l’altra che ha indicato il ginecologo, e che comunque è specificato anche sul foglietto illustrativo. Il foglietto illustrativo che è nella scatola è semplice, e va letto sempre attentamente. Ricordate che la pillola una volta iniziata va assunta sempre e comunque, anche se NON avete rapporti sessuali durante quel mese, altrimenti potrebbero esserci degli scompensi ormonali, alterazioni del ciclo mestruale e conseguenti problemi.
    • Esistono pillole combinate monofasiche o plurifasiche. I preparati monofasici contengono in ogni confetto un estrogeno ed un gestageno, con un dosaggio inalterato per ogni giorno di assunzione.
    • In quelli plurifasici, la concentrazione ormonale è adattata al ciclo mestruale, ciò significa che la dose di ormoni varia nel corso dei giorni di assunzione. La preghiamo di prestare attenzione al fatto che le spiegazioni e i consigli contenuti in questo foglio informativo valgono solo per i preparati combinati monofasici. Per assicurarsi che, nel caso della pillola che prende, si tratti di uno di questi preparati, legga il foglietto illustrativo o chieda informazioni in farmacia.
    • – Di regola si prende una pillola per 21 giorni consecutivi. Se possibile, si dovrebbe prenderla sempre allo stesso momento della giornata. Scelga dunque per l’assunzione un orario che si inserisce bene nel suo ritmo quotidiano, p. es. dopo la colazione o prima di andare a letto. Una volta terminato il blister, interrompa l’assunzione per sette giorni. Dopo questa pausa ricominci con i confetti di un nuovo blister. Durante la pausa, dopo 2-4 giorni, normalmente cominciano le mestruazioni.
    • Durante questi 7 giorni si conserva la protezione contraccettiva. Faccia però attenzione che la pausa nell’assunzione non duri mai più di 7 giorni, perché in questo caso l’effetto protettivo non può essere garantito. Oltre che a proteggere da una gravidanza, la pillola può lenire i disturbi dovuti alle mestruazioni e regolare il ciclo. Inoltre, spesso ha un effetto positivo sulla pelle e su capelli.
  3. CEROTTO CONTRACCETTIVO
    • Si tratta di un sottile cerotto anticoncezionale che può sostituire la pillola. Si applica un solo cerotto alla settimana per tre settimane. Se il giorno 1 è il giorno dell’applicazione del primo cerotto, al giorno 8 e al giorno 15 (che saranno sempre gli stessi giorni della settimana) si sostituisce il cerotto levando il vecchio e subito attaccando il nuovo. Nella quarta settimana a partire dal giorno 22 non si utilizza il cerotto. Dopo 7 giorni e mai di più si deve applicare un nuovo cerotto. Deve essere applicato su pelle asciutta, pulita, priva di peli, intatta e sana ad esempio: sulla natica, l’addome, la parte esterna del braccio o la parte superiore del tronco in una posizione dove non verrà sfregato da abbigliamento stretto.
    • Non applicare sul seno o su pelle arrossata, irritata o con tagli. Ogni cerotto consecutivo può essere applicato sulla stessa parte anatomica ma non sulla stessa pelle. Premere con forza sul cerotto finché i bordi aderiscano, non applicare creme, trucchi, lozioni, talchi o altro sulla zona in cui è applicato il cerotto. Controllare ogni giorno se è ben attaccato. Se non si usava nulla nel ciclo precedente, mettere il primo cerotto il primo giorno della mestruazione e seguire le istruzioni sopra scritte. Funziona da subito ma, se si comincia dopo il primo giorno, per 7 giorni bisogna usare un altra precauzione contraccettiva (profilattico). Se si prendeva una pillola con due ormoni, mettere il primo cerotto il primo giorno della mestruazione o se si ritarda, usare un’altra precauzione per i primi 7 giorni. Se sono passati più di sette giorni dall’ultima pillola, attendere la prossima mestruazione. Se non c’è la mestruazione, farsi controllare prima di mettere il cerotto.
    • Se si prendeva una pillola con un solo progestinico, cominciare subito ma usare un’altra precauzione nei primi 7 giorni. Se si stacca parzialmente o completamente e ci se ne accorge entro 24 ore a qualunque ora, è possibile sostituirlo con uno nuovo e non cambia nulla. Se sono passate più di 24 ore dal distacco o non è possibile ricostruire quando è avvenuto, ci potrebbero essere dei rischi: cominciare subito un nuovo ciclo e usare un altro sistema contraccettivo per 7 giorni. Se il cerotto dimenticato è il primo dei tre mensili non si è più protetti per 7 giorni. Applicare il cerotto non appena ci si ricorda. Se si hanno avuto rapporti durante la sospensione considerare la possibilità di una gravidanza. Attenzione sopra ai 90 kg di peso corporeo non è più garantita l’efficacia. Quando si utilizza il cerotto non è assolutamente necessario modificare le attività che si svolgono normalmente. Il bagno, la doccia, il nuoto, la ginnastica, l’aumento di sudorazione, l’umidità causata da condizioni atmosferiche non dovrebbero avere alcun effetto sul cerotto.
    • L’adesività del cerotto è garantita anche in evenienze come quelle descritte. Ma come detto prima è estremamente importante che al momento in cui si applica il cerotto, la pelle sia completamente asciutta e priva di creme o altre sostanze che possano ridurne la perfetta adesione.
    • Una volta che sia stato ben applicato, l’umidità esterna non interferisce più, si possono quindi applicare senza problemi lozioni abbronzanti o protettive. La caratteristica fondamentale del cerotto contraccettivo transdermico è quella di rilasciare una quantità di sostanze ormonali che rimane costante durante tutta la durata del ciclo. In altre parole, non vi sono più i cosiddetti “picchi ormonali”, responsabili di alcune modificazioni temporanee a livello sia fisico che emotivo nella donna. Gli sbalzi d’umore e l’aumento di ritenzione idrica, che caratterizzano l’andamento del ciclo mestruale anche durante l’assunzione di contraccettivi orali, si attenuano considerevolmente con l’uso del cerotto contraccettivo.

DOMANDE FREQUENTI DELLA PAZIENTE CHE UTILIZZA UN CONTRACCETTIVO ORMONALE

La pillola ha degli effetti collaterali?
La maggior parte delle donne tollera bene la pillola. Malgrado ciò, possono insorgere degli effetti collaterali che però spesso spariscono dopo alcune settimane e nella maggior parte dei casi sono innocui. Per esempio possono apparire nausea, mal di testa, tensione al seno, spotting (perdite di sangue tra le mestruazioni). Possono insorgere disturbi anche nel portare le lenti a contatto così come cambiamenti nella libido. Raramente possono insorgere anche gravi effetti collaterali. Con l’assunzione della pillola incorre in un rischio maggiore di formazione di coaguli di sangue nelle vene o nelle arterie. Questa formazione di coaguli di sangue può portare a trombosi venose, embolie polmonari, colpi apoplettici o ictus. Il rischio aumenta con l’aumento dell’età oppure se fuma o se è in sovrappeso. Anche in caso di malattie cardiovascolari come l’ipertonia (pressione alta) o determinate malattie cardiache oppure in caso di disturbi della coagulazione, il rischio è maggiore. Perciò, prima dell’inizio dell’assunzione, è necessaria una visita approfondita da parte della sua ginecologa o del suo ginecologo. Durante l’assunzione sono consigliate delle viste di controllo regolari.

Ci sono delle ragioni per interrompere immediatamente l’uso della pillola?
In rari casi, durante l’assunzione della pillola, possono insorgere dei gravi sintomi che necessitano un’interruzione immediata dell’assunzione. È importante che li conosca. Legga perciò attentamente, prima dell’assunzione della pillola, il foglietto illustrativo. Contatti immediatamente il suo medico se si verifica una delle seguenti situazioni:

  • apparizione improvvisa di mal di testa insolitamente forte
  • apparizione improvvisa di disturbi dell’udito, della vista o della parola
  • dolori e/o gonfiore di una gamba
  • difficoltà respiratoria improvvisa oppure forti dolori al petto


Ho appena cominciato a prendere la pillola, l’efficacia è assicurata da subito?

Se fino ad ora non ha utilizzato un anticoncezionale ormonale, prenda il primo confetto il primo giorno delle sue prossime mestruazioni. L’effetto contraccettivo è così garantito già a partire dalla prima pillola. Se passa da un altro preparato ormonale ad una pillola combinata, chieda consiglio alla sua ginecologa o al suo ginecologo per sapere da quando la protezione è garantita.

Ha dimenticato la pillola?
Se per sbaglio ha dimenticato di prendere la pillola, prenda immediatamente il confetto dimenticato, anche se dovesse poi prendere, lo stesso giorno, due pillole. Se sono passate più di 36 ore dall’ultima pillola, quindi se ha dimenticato per più di 12 ore di prendere la pillola, la protezione può eventualmente non essere più garantita. Il rischio di una gravidanza indesiderata è più grande se ha dimenticato una pillola all’inizio o alla fine del blister, perciò dovrebbe seguire le seguenti regole.

Ha dimenticato 1 confetto durante la prima settimana d’assunzione?
Prenda immediatamente il confetto dimenticato, anche se così ne dovesse prendere due di seguito a distanza ravvicinata. Prenda, come sempre, i confetti seguenti all’orario abituale. Durante i 7 giorni seguenti è necessaria un’ulteriore protezione contraccettiva a barriera (il preservativo). Se, nella settimana prima di aver dimenticato l’assunzione del confetto, ha avuto dei rapporti sessuali, esiste la possibilità di una gravidanza. Si rivolga perciò immediatamente alla sua ginecologa o al suo ginecologo oppure chieda consiglio in farmacia.

Ha dimenticato 1 confetto durante la seconda settimana d’assunzione?

Prenda immediatamente il confetto dimenticato, anche se così ne dovesse prendere due di seguito a distanza ravvicinata. Prenda, come sempre, i confetti seguenti all’orario abituale. Durante i 7 giorni seguenti è necessaria un’ulteriore protezione contraccettiva di barriera (il preservativo). Se, nella settimana prima di aver dimenticato l’assunzione del confetto, ha avuto dei rapporti sessuali, esiste la possibilità di una gravidanza. Si rivolga perciò immediatamente al suo ginecologo oppure chieda consiglio in farmacia.

Ha dimenticato 1 pillola durante la terza settimana d’assunzione?
Se negli ultimi sette giorni ha preso la pillola regolarmente, il rischio di una gravidanza indesiderata è limitato e, se per il seguito sceglie una di queste due varianti, non è necessaria nessuna contraccezione supplementare.

  1. Prenda immediatamente il confetto dimenticato, anche se così ne dovesse prendere due di seguito a distanza ravvicinata. Prenda, come sempre, le pillole seguenti all’orario abituale. Inizi il nuovo blister senza fare la pausa abituale dopo la fine di quello in corso. Le mestruazioni non appariranno, ma, durante l’assunzione, potrebbero presentarsi delle perdite sanguigne o spotting.
  2. Interrompa l’assunzione dal blister in corso e ricominci con un nuovo blister dopo una pausa di 7 giorni (incluso il giorno in cui ha dimenticato la pillola). Nel caso in cui, nei sette giorni precedenti la mancata assunzione, non avesse preso regolarmente la pillola, deve scegliere la prima variante e, in caso di rapporti sessuali, deve utilizzare, durante i sette prossimi giorni, un anticoncezionale a barriera (il preservativo). Più alto è il numero di confetti che dimentica, più grande è il rischio di restare incinta per sbaglio. Si rivolga perciò immediatamente alla sua ginecologa o al suo ginecologo nel caso abbia dimenticato più di un confetto.

Diarrea o vomito?
Nel caso soffra di forte diarrea o debba vomitare entro le 3–4 ore che seguono l’assunzione della pillola per via orale, l’efficacia della pillola stessa potrebbe essere compromessa. In questo caso l’assunzione deve essere ripetuta. Prenda un confetto dal blister di riserva e prosegua come se avesse dimenticato una pillola. Se i disturbi gastrointestinali persistono, continui a prendere la pillola come al solito e si protegga inoltre con un mezzo anticoncezionale non ormonale (p. es. il preservativo). Il discorso non è invece valido per l’assunzione per via vaginale (anello) e per via transcutanea (cerotto).

Devo prendere degli altri medicamenti, la pillola è comunque ancora sicura?

Diversi medicamenti, tra i quali antibiotici e preparati a base di iperico (erba di San Giovanni) acquistabili senza ricetta, possono diminuire l’efficacia della pillola. Se il suo medico le ha prescritto un antibiotico per curare un’infezione, utilizzi durante la sua assunzione anche un mezzo anticoncezionale non ormonale (p. es. il preservativo). In caso di incertezze si rivolga alla sua ginecologa o al suo ginecologo oppure chieda consiglio in farmacia.

Ha perso la pillola?
Continui semplicemente l’assunzione con il prossimo confetto del blister già cominciato. Il suo ciclo si accorcerà di un giorno. Faccia però imperativamente attenzione a ricominciare esattamente dopo 7 giorni l’assunzione dal nuovo blister, cioè un giorno della settimana prima del solito. Se vuole evitare questo spostamento, sostituisca semplicemente la pillola persa con una del blister di riserva.

Posso spostare le mie mestruazioni?
Sì, in casi eccezionali, può spostare le sue mestruazioni se devono arrivare in un momento poco opportuno, per esempio se ha in progetto delle vacanze balneari o se ha dei dubbi a proposito delle condizioni igieniche. Grazie ad un cambiamento nel ritmo di assunzione può posticipare la mestruazione. In questo caso cominci direttamente con il nuovo blister, subito dopo aver finito il precedente, senza fare la solita pausa di sette giorni. Può continuare a prendere questi confetti fin che lo desidera, ma non oltre la fine del secondo blister. Durante questo periodo possono verificarsi delle perdite o spotting. Dopo l’abituale pausa di sette giorni ricominci con l’assunzione regolare. Se desidera posticipare ancora a più tardi le mestruazioni, si rivolga alla sua ginecologa o al suo ginecologo. È possibile anche l’anticipazione delle mestruazioni ad un altro giorno della settimana. Per fare ciò accorci del numero di giorni desiderato la pausa nell’assunzione. Se le sue mestruazioni cominciano sempre di giovedì e se volesse in futuro che cominciassero di martedì, quindi 2 giorni prima, inizi semplicemente a prendere i confetti del nuovo blister 2 giorni prima.

In viaggio devo tener conto della differenza di fuso orario?
A dipendenza di dove la porta il suo viaggio, il fuso orario può creare dei problemi. Di base, la sicurezza della pillola è garantita fintanto che non passano più di 36 ore tra due assunzioni.
Idealmente dovrebbe prendere la pillola ad intervalli di 24 ore. C’è però anche la possibilità, una volta arrivata a destinazione, di prendere la pillola alla stessa ora locale come a casa. Viaggiando verso est, il giorno si accorcia. Ciò significa che, viaggiando verso ovest, il giorno si allunga. Perciò è importante calcolare correttamente la differenza di fuso orario. Se la differenza di fuso orario è inferiore alle 8 ore non c’è niente da temere. A destinazione può prendere la pillola allo stesso orario che a casa, al mattino o alla sera. Se la differenza di fuso orario è di più di 9 ore (p. es. volando in California), per sicurezza dovrebbe prendere, 12 ore dopo l’ultima assunzione, una compressa supplementare dal blister di riserva. In seguito può continuare a prendere la pillola allo stesso orario locale come a casa. Lo scopo di ogni metodo contraccettivo è di impedire una gravidanza. Impieghi dunque qualsiasi metodo in modo coerente e affidabile. Se non è sicura oppure se ha delle domande, si rivolga alla sua ginecologa o al suo ginecologo.

Non dimentichi però: la pillola protegge solo da una gravidanza e non dalle malattie sessualmente trasmissibili. In caso di rapporti occasionali o di dubbio, utilizzi quindi sempre un preservativo.

Quali sono le donne che non possono usare la pillola?
Non possono usare la pillola le donne che hanno controindicazioni al suo utilizzo. Per controindicazioni si intende riferirsi a situazioni preesistenti all’ uso della pillola, in presenza delle quali la pillola sia sconsigliata. Tali controindicazioni sono:

  • Gravidanza e allattamento
  • Perdite di sangue vaginali da cause non ancora accertate
  • Tumore della mammella
  • Insufficiente funzionalità epatica
  • Malattie comportanti un aumentato rischio cardiovascolare (ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, patologie trombo-emboliche, diabete con complicanze vascolari, severa cefalea),
  • Fumo di sigaretta in elevata quantità (ad esempio più di 20 sigarette al giorno) e soprattutto se in età oltre i 35-40 anni.
  • Obesità marcata

Pertanto è opportuno che ogni donna, prima di assumere la pillola, si sottoponga a un controllo medico per valutare la presenza o assenza di controindicazioni.

Durante i giorni di intervallo tra un ciclo e l’ altro vi è sicurezza contraccettiva?
Se la pillola è sempre stata usata correttamente, da sicurezza contraccettiva anche per rapporti sessuali verificatisi nei giorni di intervallo tra un ciclo e l’ altro.

Contraccezione meccanica

La spirale è un piccolo dispositivo contraccettivo che si colloca nell’utero della donna

COSA E’ LA SPIRALE ?

La spirale è un piccolo dispositivo contraccettivo che si colloca nell’utero della donna.
Esistono due tipi di spirale:

  • La spirale di rame è un piccolo dispositivo di plastica con del rame avvolto intorno allo stelo centrale.
  • La spirale al Progesterone (Mirena) è un piccolo dispositivo a forma di T con un cilindro che contiene progesterone intorno allo stelo centrale.

COME FUNZIONA LA SPIRALE ?

Nonostante la spirale venga usata da oltre 30 anni per evitare gravidanze indesiderate, il modo in cui funzioni non è ancora del tutto noto. La spirale influisce sui movimenti e la sopravvivenza degli spermatozoi nell’utero, in modo che non riescano a raggiungere l’ovulo e fecondarlo. La spirale inoltre modifica il rivestimento interno dell’utero (endometrio) rendendolo inadatto alle gravidanze, impedendo che l’ovulo – nel caso venga fecondato – possa impiantarsi e svilupparsi.

QUANTO E’ EFFICACE?

La spirale ha un’efficacia tra il 95 ed il 99 per cento.

VANTAGGI  DELLA SPIRALE:

Sia la spirale di rame che la spirale Mirena presentano i seguenti vantaggi:

  • Efficace contraccezione a lungo termine (almeno cinque anni)
  • Facilità di mantenimento, non può essere dimenticata come può invece accadere per la pillola
  • E’ più economica di altri metodi contraccettivi (più costosa all’inizio, ma più economica a lungo termine).

La spirale al progesterone (Mirena) ha il vantaggio aggiunto di ridurre il sanguinamento mestruale. Questa rappresenta una caratteristica positiva per le donne che normalmente hanno mestruazioni lunghe e abbondanti, o che le avrebbero utilizzando la spirale di rame.

SVANTAGGI DELLA SPIRALE:

Sia la spirale di rame che quella al progesterone presentano i seguenti svantaggi:

  • Sebbene accada raramente, se la spirale fallisce e la donna resta incinta, il dispositivo deve essere rimosso al più presto. Una spirale inserita in una donna incinta aumenta i rischi di aborto.
  • E’ possibile che durante le mestruazioni la spirale venga espulsa dall’utero. La donna potrebbe non accorgersene e per questo deve sempre controllare che la cordicella sia nella posizione corretta, facendo però attenzione a non tirarla.
  • Esiste un piccolo rischio di infezione durante le prime tre settimane successive all’inserimento.
  • Poiché le infezioni pelviche possono portare alla sterilità, è importante che le donne che usano la spirale siano particolarmente attente a proteggersi dalle infezioni trasmesse sessualmente
  • La spirale potrebbe perforare la parete dell’utero. Si tratta di un’evenienza molto rara che può verificarsi soprattutto all’inserimento della spirale.
  • Se la spirale fallisce esiste anche il rischio di gravidanze extrauterine (in cui l’ovulo fecondato si impianta nelle tube di Falloppio). Si tratta comunque di una possibilità molto remota con la spirale di rame, ed ancora più rara con la spirale al progesterone.

EFFETTI COLLATERALI:

La spirale al progesterone può avere anche i seguenti effetti collaterali:

  • Sanguinamento o mestruazioni irregolari sono probabili nei primi tre – cinque mesi. In seguito, tuttavia, con la spirale al progesterone le mestruazioni tendono a diminuire quasi del tutto.
  • Aumenta leggermente la probabilità di provare secchezza vaginale, vampate di calore, mal di testa, nausea e acne. La spirale di rame invece può rendere le mestruazioni più abbondanti e più dolorose.


CHI PUO’ USARE LA SPIRALE?

  • Donne che hanno già avuto figli
  • Donne a basso rischio di contrarre infezioni trasmesse sessualmente
  • Donne che non possono o non vogliono prendere la pillola


CHI NON DOVREBBE USARE LA SPIRALE?

  • Donne a rischio di contrarre infezioni trasmesse sessualmente (MTS) non dovrebbero usare la spirale
  • Donne che soffrono di sanguinamenti vaginali non diagnosticati
  • Donne con malattie infiammatorie delle pelvi.

PREPARAZIONE:

Prima di poter inserire la spirale sarebbe consigliato:

  • Avere eseguito un Pap-test ed un tampone vaginale per escludere la presenza di infezioni pelviche
  • Assicurarsi di non essere incinte (il momento migliore per inserire la spirale è verso la fine delle mestruazioni. Se si dovesse inserire in un momento diverso, nel periodo che intercorre tra la fine del ciclo e l’inserimento della spirale utilizzare altri metodi contraccettivi affidabili)

COME VIENE INSERITA LA SPIRALE O IUD

Lo IUD viene inserito durante gli ultimi giorni del ciclo mestruale.
Pertanto deve contattare il suo Ginecologo di fiducia per prenotare il giorno in cui inserire il dispositivo. Sul lettino bisogna mettersi nella stessa posizione utilizzata quando si effettua un Pap-test. Verrà inserito uno speculum nella vagina e la cervice verrà pulita con un antisettico. Viene misurata la lunghezza dell’utero e la spirale viene collocata all’interno attraverso la cervice o apertura dell’utero.
La cordicella viene tagliata in modo che sia ben dentro la vagina. La donna e il suo partner non la noteranno, ma deve essere possibile sentirla al tatto inserendo un dito nella vagina. Attenzione però a non tirare la cordicella con il rischio di dislocare lo IUD. Tale pericolo è maggiormente presente se si utilizzano assorbenti interni, al momento della loro rimozione.
Dopo l’inserimento bisogna assicurarsi che non ci siano dolori o fastidi particolari. E’ importante non avere rapporti sessuali o utilizzare assorbenti interni per le 48 ore successive all’inserimento della spirale per prevenire eventuali infezioni.

COSA BISOGNA FARE SE SI SENTE CHE QUALCOSA NON VA?

Bisogna contattare il proprio medico se:

  • La cordicella sembra più corta o più lunga del normale, perché questo potrebbe significare che la spirale si è spostata. E’ importante controllare la lunghezza della cordicella dopo ogni mestruazione, senza però tirarla per evitare di dislocare la spirale.
  • Si avvertono dolori prolungati alla parte inferiore della schiena o all’addome, particolarmente se associati con febbre
  • Si hanno perdite o sanguinamento anomalo, o si prova dolore durante i rapporti sessuali
  • La donna o il suo partner hanno avuto altri rapporti sessuali che aumentano l’esposizione ad eventuali infezioni trasmesse sessualmente
  • Il controllo ecografico per valutare il corretto posizionamento dello IUD all’interno dell’utero si esegue di norma subito dopo la prima ricorrenza mestruale e poi ogni 6 mesi per i successivi 5 anni, tempo di efficacia.