Colposcopia

La colposcopia viene richiesta per esaminare in maniera approfondita la vagina e il collo dell’utero. E’ possibile effettuare una colposcopia in tempi brevi presso gli Ospedali Privatri Forlì.

COSA E’ L’INDAGINE COLPO-VAGINO-VULVOSCOPICA

La colposcopia viene richiesta per esaminare in maniera approfondita la vagina ed il collo dell’utero in presenza di un Pap-test risultato anomalo o in caso di positività al test per la ricerca del virus HPV o in caso di ulcere vulvari.

La colposcopia è un esame che consente una visualizzazione accurata della cute della vulva, e della mucosa (cioè della superficie di rivestimento) della vagina e del collo dell’utero, mediante il colposcopio (strumento simile ad un binocolo), capace di ingrandire la visione da 2 a 60 volte, consentendo al medico di rilevare delle anomalie che sarebbero sfuggite ad una visione ad occhio nudo. Per eseguire la colpo-vagino-vulvoscopia è inoltre necessario che le superfici da esaminare vengano delicatamente tamponate con un batuffolo di cotone imbevuto di acido acetico e, talvolta, di una soluzione iodata (soluzione di Lugol), che hanno infatti la capacità di mettere in risalto le aree anomale eventualmente presenti.

Qualora durante l’esame venga evidenziata un’area anomala, è possibile eseguire subito un piccolo prelievo di tessuto (biopsia), che sarà poi inviato presso il laboratorio di Anatomia Patologica per l’analisi al microscopio. La biopsia normalmente non è dolorosa (può provocare un dolore simil mestruale che dura pochi minuti) e può essere seguita da perdite ematiche.

COME PREPARARSI ALLA COLPOSCOPIA

Non usare lavande, ovuli, creme vaginali, né usare tamponi od avere rapporti sessuali nelle 48 ore precedenti la Colposcopia

La malattia di Alzheimer

La malattia di Alzheimer è la più frequente forma di demenza nei paesi occidentali.

Demenza di Alzheimer
La demenza è una sindrome, ossia un insieme di sintomi che si caratterizza per un deterioramento progressivo delle funzioni cognitive (la memoria, il linguaggio, il ragionamento, la capacità di pianificare e organizzare) tali da compromettere le abituali attività della vita quotidiana (lavoro interessi, fare la spesa, assumere farmaci correttamente, lavarsi, vestirsi) e le relazioni sociali. Contrariamente a quanto si pensa, la demenza non costituisce una conseguenza ineluttabile dell’invecchiamento anche se è fortemente associata all’invecchiamento stesso, rappresenta invece una condizione patologica determinata da varie malattie del cervello che colpiscono più frequentemente le persone anziane. Dall’età di 65 anni la prevalenza, ossia la percentuale di persone con demenza sulla popolazione generale, raddoppia di 5 anni fino all’età di 90 anni.

I sintomi cognitivi si accompagnano quasi sempre a sintomi psichici (ansia, depressione, deliri, allucinazioni), irritabilità o vera aggressività (più spesso verbale e raramente fisica), insonnia, apatia, riduzione o aumento dell’appetito, atteggiamenti di disinibizione che riguardano il controllo sociale o il comportamento sessuale.
La Malattia di Alzheimer è la più frequente forma di demenza nei paesi occidentali (50-60%).

Consigli utili ai famigliari di persone affette da demenza:

  • Promuovere attività che facciano sentire la persona attiva, utile e che la gratifichino (leggere il quotidiano a voce alta, ascoltare i notiziari, collaborare alle faccende domestiche, uscire all’aria aperta, stimolare le attività ricreative come il gioco delle carte, la musica il ballo e la preparazione dei pasti);
  • Stimolare il mantenimento della propria autonomia nel lavarsi e vestirsi;
  • Parlare con chiarezza, lentamente, guardando la persona negli occhi;
  • Mostrare affetto anche con il contatto fisico;
  • Evitare discussioni.

COME GESTIRE LE MANIFESTAZIONI COMPORTAMENTALI PIU’ COMUNI?

In caso di deliri.
La persona con demenza può convincersi di essere stata derubata o di essere abbandonata dalle persone care o di volere tornare dai propri genitori. In questi casi:

  • Evitare di smentire le sue affermazioni;
  • Evitare di avvicinarsi in più persone contemporaneamente per non spaventarla;
  • Evitare che si isoli;
  • Cercare di offrire una quotidianità stabile.

In caso di allucinazioni.
La persona può dire di vedere e/o sentire persone, animali, oggetti. Inoltre può non riconoscere la propria immagine riflessa nello specchio e pensare che l’individuo allo specchio sia reale e in collera con leo/lui. In questi casi:

  • Evitare di smentire la persona cercando invece di rassicurarla
  • Eliminare gli stimoli ambientali che possono creare percezioni sbagliate (ad es. coprire o eliminare specchi)
  • Predisporre una illuminazione adeguata delle stanze
  • Verificare l’eventuale assunzione di farmaci che possono contribuire all’insorgenza del sintomo

In caso di umore depresso.
La persona potrebbe manifestare tristezza, malinconia, stanchezza, pianto, dolori vaghi e maldefiniti. In questi casi:

  • Cercare di rassicurare la persona utilizzando il contatto fisico;
  • Cercare di fare uscire la persona all’aria aperta;
  • Utilizzare fotografie per ricordare i momenti felici del passato.

In caso di aggressività fisica e verbale.
La persona può manifestare momenti di aggressività verbale o fisica diretti verso gli altri o anche verso se stessa. In questo caso:

  • Cercare di mantenere la calma perché le sue reazioni non sono rivolte consapevolmente a noi ma sono espressione di disagio;
  • Mantenere sempre una routine degli impegni;
  • Valutare l’opportunità di rivolgersi al medico.

In caso di insonnia.
La persona con demenza può avere problemi del sonno in termini di difficoltà ad addormentarsi o risveglio precoce. In questi casi:

  • Evitare che la persona assuma grandi quantità di liquidi prima di coricarsi e verificare che vada in bagno ad urinare prima di andare a letto;
  • Utilizzare una luce notturna per evitare i disorientamenti e ridurre il rischio di cadute;
  • Impegnare la persona durante il giorno attivamente, scoraggiando i riposi pomeridiani che durino oltre 90 min;
  • Evitare alcool, caffeina e tabacco a partire da almeno 4 ore prima di andare a letto;
  • L’utilizzo dei farmaci va concordato con il medico.

Cefalee Croniche

Tutte le forme di cefalea primaria possono evolvere in una forma cronica, cioè in un mal di testa presente tutti i giorni o quasi, che, come tutti i dolori cronici, rappresenta una condizione estremamente invalidante. Il 30% dei pazienti, a causa del dolore, è costretto a rinunciare a una vita di relazione, agli impegni di lavoro o a dedicarsi alla famiglia. Nel 43% dei casi la cefalea cronica causa tensioni in famiglia, nel 23% incide negativamente sulla sfera sessuale, nel 60% genera ansia e depressione. Nella cronicizzazione di un mal di testa possono essere implicati diversi fattori e tra questi uno molto importante è rappresentato dall’uso improprio e molto frequente di farmaci per il trattamento del dolore, ma anche i disturbi emotivi o lo stress giocano un ruolo fondamentale.

Paziente con cefalea cronica un paziente complesso.
Tutti i dolori cronici comportano nell’individuo un’alterazione dell’umore come reazione all’aggressione continua da parte del dolore. Questo è ancora più vero nei pazienti che presentano un mal di testa quotidiano o quasi. I pazienti con cefalea cronica tendono ad una condizione di depressione o ansia associate. Si è per molto tempo pensato che questa condizione fosse in parte reattiva alla condizione di dolore cronico e ciò è sicuramente verosimile in alcuni casi. Si è visto più recentemente che spesso esiste un’associazione non casuale tra cefalee croniche ansia e depressione e quindi si parla di comorbidità.

Cefalea cronica da abuso di farmaci.
Il dolore rappresenta un’esperienza estremamente spiacevole, ed il paziente con cefalea tende molto di frequente ad assumere farmaci analgesici in autonomia ed a sottovalutarne il reale impatto. Solo una minoranza dei soggetti infatti, poco più del 15%, ricorre allo specialista, mentre circa il 50% si auto-medica con analgesici da banco, spesso abusandone, e rischiando di cronicizzare il disturbo. Il consumo regolare eccessivo di analgesici – soprattutto in un soggetto con lunga storia di cefalea o che non è stato adeguatamente curato – può portare alla comparsa di una “nuova” cefalea chiamata “Cefalea cronica quotidiana da abuso di farmaci”. Quando il paziente cerca di sospendere l’assunzione dei farmaci ai quali è abituato ha un’intensa cefalea da rimbalzo e questo instaura un circolo vizioso che porta il paziente ad usare ogni giorno gli analgesici.

Cefalee Primarie e Secondarie

La Società Internazionale delle Cefalee (IHS) ha classificato, già a partire dal 1998, circa trecento differenti tipi di cefalea. Nonostante il numero impressionante di forme descritte, il 90% di queste è rappresentato dalle cosiddette Cefalee Primarie ovvero forme benigne in cui il mal di testa è un disturbo autonomo, non legato ad altre patologie, rappresentando così una “malattia” vera e propria. Le forme più comuni di Cefalee primarie, che è bene sottolinearlo sono forme benigne, sono essenzialmente tre:

  • La Cefalea tensiva (episodica e cronica)
  • L’Emicrania con e senz’aura
  • La Cefalea a grappolo

Solo nel 10 % dei casi si parla di Cefalee Secondarie in cui il mal di testa è un sintomo di una ben precisa e definita malattia sottostante, come ad esempio un trauma cranico, una malattia oculare; l’ipertensione artrosi cervicale, allergie, lesioni cerebrali, etc.

Cefalea di tipo tensivo.

La Cefalea di tipo tensivo (episodica e cronica) rappresenta una delle forme più frequenti. E’ caratterizzata da un dolore di tipo gravativo-costrittivo (come una morsa, come un peso), di intensità solitamente lieve-moderata, con scarsi o nulli sintomi di accompagnamento (nausea, vomito, fonofobia) e che in genere permette il normale svolgimento delle attività quotidiane.

Emicrania.
L’Emicrania (con e senz’aura), è un disturbo tra i più frequenti al mondo, a carattere frequentemente familiare, di cui soffre in media il 12% della popolazione mondiale con punte che sfiorano il 25% nelle donne in età fertile. E’ probabilmente la malattia più frequente nell’età riproduttiva. La WHO (World Health Organization) ha stabilito che l’emicrania è da sola al 12° posto per le cause di disabilità. Questo tipo di mal di testa è caratterizzato da un dolore spesso da un solo lato del capo o del volto, di tipo pulsante (come un martello che batte ) spesso accompagnata da vari disturbi come fastidio alla luce (fotofobia), ai suoni (fonofobia), agli odori (osmofobia).

Cefalea a Grappolo.
La Cefalea a grappolo é una malattia prevalente nel sesso maschile (70-90% dei casi) ed è caratterizzata clinicamente da una particolare periodicità con l’alternarsi di periodi attivi definiti grappoli (durante i quali compaiono gli attacchi) e di fasi di remissione di assoluto benessere
Gli  attacchi sono caratterizzati da un dolore estremamente severo (dolore da suicidio), trafittivo-lancinante, rigorosamente unilaterale, prevalentemente nella regione orbitaria (“dentro l’occhio”), tipicamente associato ad una ricca sintomatologia  sempre nello stesso lato del dolore che lo rende inconfondibile (lacrimazione, arrossamento oculare, ostruzione nasale, secrezione nasale, caduta della palpebra, miosi, sudorazione facciale o edema palpebrale.