Domande frequenti

Sì. Nella maggior parte dei casi la visione sarà buona da lontano anche senza occhiali, mentre sarà necessario utilizzare un paio di occhiali da lettura. Nei pazienti miopi che sono abituati a vedere bene da vicino si decide talvolta di lasciare gli occhiali da lontano in modo che la visione da vicino sia nitida.

Se non viene operata, la cataratta può progredire diventando sempre meno trasparente. La velocità con cui questo avviene varia da persona a persona, ma quando la lente diventa completamente opaca, il risultato finale è la perdita della vista. Se la cataratta è molto avanzata potrebbe essere più difficile da rimuovere e il rischio di complicanze potrebbe essere maggiore: è quindi importante non rimandare troppo a lungo l’intervento.

No. In circa un paziente su dieci può capitare che la capsula su cui poggia la lente intraoculare perda gradualmente trasparenza nei mesi successivi all’intervento. Questo processo è detto cataratta secondaria e viene trattato con un laser che crea un’apertura nella parte centrale della capsula posteriore; la procedura è molto rapida, viene svolta in ambulatorio e non è dolorosa.

No. A differenza di altri trapianti d’organo non è necessario stabilire la compatibilità tra il donatore e il ricevente. Le cornee vengono prelevate da donatori deceduti e raccolte in una banca degli occhi che provvede a monitorare la qualità dei tessuti prelevati ed escludere la presenza di malattie potenzialmente trasmissibili.

Le cornee trapiantate a Villa Igea provengono da Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus, la prima banca degli occhi in Europa per cornee raccolte e distribuite.

Il vantaggio principale è la minor invasività dell’intervento che viene svolto con una piccola incisione di pochi millimetri. Questo consente di utilizzare pochi punti di sutura che vengono rimossi già dopo un mese dalla chirurgia, con il beneficio di un recupero visivo molto più rapido.

La DSAEK e la DMEK sono le tecniche di cheratoplastica endoteliale più diffuse.

La differenza tra le due è relativa allo spessore del lembo trapiantato che è più spesso nella DSAEK (in quanto contenente anche uno strato di stroma) e più sottile nella DMEK (in quanto contenente solo l’endotelio). I risultati a lungo termine delle due tecniche sono sovrapponibili, anche se la DMEK consente un recupero visivo più rapido. Con questa tecnica si corre però un rischio maggiore che il lembo non aderisca subito alla cornea ricevente e sia necessario tornare in sala operatoria per inserire ulteriore “aria” nell’occhio.

Il vantaggio principale è quello di trapiantare solo gli strati più anteriori della cornea, preservando invece quello più interno detto endotelio. L’endotelio è uno strato di cellule molto delicato che viene facilmente danneggiato in caso di rigetto: se non viene trapiantato si riduce quindi il rischio di rigetto che, quando avviene, è completamente reversibile.

In caso di cataratta o di cheratoplastica endoteliale il risultato visivo finale è apprezzabile già dopo un mese dall’intervento. In caso di cheratoplastica lamellare anteriore o cheratoplastica perforante bisogna invece attendere la completa rimozione dei punti che avviene un anno dopo la chirurgia. Dopo circa 3 mesi dall’intervento è possibile comunque prescrivere un occhiale provvisorio per migliorare la vista.

Sì. Se al momento del trapianto è ancora presente il cristallino naturale, esso potrebbe gradualmente divenire opaco e sviluppare una cataratta: se questo dovesse accadere è sempre possibile effettuare l’intervento di cataratta.

I sintomi del rigetto sono l’annebbiamento della vista e l’arrossamento dell’occhio. Se compaiono questi sintomi è necessario sottoporsi tempestivamente a una visita di controllo: con la giusta terapia il rigetto è comunque reversibile nella maggior parte dei casi.

No. Lo scopo della chirurgia del glaucoma è abbassare la pressione dell’occhio per arrestare o rallentare la progressione della malattia. Il danno del nervo ottico non è al momento reversibile con nessuna terapia medica o chirurgica.

Il tempo di recupero è variabile da paziente a paziente.

Il risultato finale può essere valutato generalmente dopo almeno 6 mesi dall’intervento.

È possibile fare la doccia da subito stando attenti a non fare entrare acqua nell’occhio. È consigliato di aspettare circa 2 settimane prima di truccare l’occhio, stando comunque attenti a non toccarlo quando si applica e rimuove il trucco. Nei primi giorni dopo l’intervento è necessario evitare le attività fisiche più intense. Dopo circa 4 settimane si possono riprendere le normali attività sportive. In caso di trapianto di cornea bisogna però evitare gli sport in cui vi è il rischio di ricevere colpi nell’occhio.

Sì. Se necessario il chirurgo fornirà dei farmaci per ridurre l’ansia durante l’intervento. Se il paziente è un bambino oppure non è collaborante è comunque possibile ricorrere all’anestesia generale.

È possibile che l’occhio sia dolente e arrossato nei primi giorni dopo l’intervento. Il medico fornirà dei farmaci antidolorifici se necessario, ma il dolore scomparirà comunque entro pochi giorni.

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